Ok il prezzo (non) è giusto | Magnitudo apparente

Poco più di un anno fa, riportavo il post di Elena, che decideva di lasciare l’Italia per trasferirsi a Londra, definendosi Solo un’altra che se ne va.

Oggi, un’altra ragazza, stufa e schifata dal Bel Paese, decide di andarsene. E ormai, non si può più dire un’altra che se ne va: è l’ennesima che se ne va. Nessuno, però, ci fa più caso. Alcuni anni fa, un giovane che decideva di emigrare faceva notizia. Oggi, un giovane che decide di rimanere fa notizia. I tempi che cambiano? No, è l’Italia che rimane sempre la stessa.

In bocca al lupo a Enrica, per la sua nuova avventura.

Ok, il prezzo (non) è giusto.


7 risposte a "Ok il prezzo (non) è giusto | Magnitudo apparente"

  1. Quanta frustrazione si sente nelle parole di Enrica… cosa ne pensi Stefano?
    Hai condiviso il suo post come un giornalista doveroso o la pensi come lei?
    Dirsi “schifati” dell’Italia è un modo di ribellarsi o uno “sputare nel piatto in cui mangi”?
    (La domanda è generica, non personale. Ci tengo a precisarlo).

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    1. Ciao Lisa, direi di aver riportato in maniera giornalistica lo sfogo di una persona che ha deciso di andarsene. La mia considerazione è legata al fatto che non fa più notizia, purtroppo: spesso ci si nasconde dietro il “sarà una bellissima esperienza, che poi potrai rivenderti quando e dove vorrai”, però nella maggior parte dei casi il “dove” esclude l’Italia.
      Io sono sempre piuttosto critico verso la classe dirigente del nostro Paese, ma non ho mai avuto sentimenti di odio o repulsione. Anche perché a quel punto, invece di lamentarmi, dovrei davvero andare via. E credo che questo sia il messaggio emerso da Enrica.
      Tu invece come hai letto lo sfogo di Enrica?

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      1. Partire dovrebbe essere un’opportunità, non un’ultima spiaggia. Leggere lo sfogo di Enrica mi ha messo tristezza. Come farà a essere felice se parte con un bagaglio pieno di rabbia? Visto che non conosco la persona non ho commentato perché non mi sento in diritto di giudicare, ma spero per lei che il suo sfogo fosse un momento nero e non l’umore che porterà con sé.

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        1. Io credo che sarà così, uno sfogo di frustrazione destinato a trasformarsi in energia positiva. O quanto meno me lo auguro, perchè, come dici tu, il rischio è che si arrivi all’estero con tante aspettative, che poi possono essere disattese, per vari motivi. E dunque, la rabbia cresce, dando ancora di più la colpa a quel Paese che non ci ha voluto e che per colpa del quale ci si ritrova in una condizione ancora peggiore.
          Incrociamo le dita per Enrica!

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  2. Hai espresso bene quel che sentivo e non riuscivo a dire.
    Incrociamo le dita per Enrica.

    PS: non è che poi all’estero sia tutto rose e fiori! L’Italia ha grandi pregi. Se avessi figli, per esempio, probabilmente vorrei tornare in Italia, perché c’è poco bullismo, poca droga e un ottimo sistema educativo, rispetto a quel che ho visto in altri paesi. Anche se mi ammalassi vorrei subito tornare in Italia, perché mi fido più del sistema sanitario nazionale italiano che degli altri.

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    1. Io sono d’accordo con te. Direi che sono alcuni tra gli aspetti che mi fanno dire “in Italia non si sta poi così male”. Nelle varie interviste (compresa la tua), abbiamo sempre sottolineato che partire per l’estero non è una passeggiata. Nella seconda stagione di Si viene e si va, ho anche tentato di focalizzarmi sull’aspetto del cambiamento, che spesso viene sottovalutato, considerando solo l’aspetto economico e professionale. Senza pensare che, volenti o nolenti, la vita cambia!

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