Di…missioni

Nanni Moretti, habemus papam
Una scena di Habemus Papam (di N.Moretti,  2011)

La notizia delle dimissioni o più propriamente della rinuncia al Soglio pontificio da parte di Benedetto XVI ha calamitato l’attenzione planetaria. Tutto è stato sommerso metaforicamente dalla potenza di questa tormenta, più frastornante di quella nevosa che sta investendo quasi tutta l’Italia: la campagna elettorale è diventata ancor più un povero spettacolino di cabaret da quattro soldi, Cipollini da superdopato si è trasformato in poco più che convalescente, Berlusconi non sa più cosa inventarsi di restituibile, Monti è “scosso” (cit.) perché ha paura che il successore di Benedetto XVI si rifiuti di pagare l’IMU. 
Le reazioni non si sono fatte attendere neanche un secondo e sono state le più svariate, dai buontemponi che vorrebbero mandare il curriculum al Segretario Card. Bertone (io ero goliardicamente tra quelli, ma qualche collega mi ha risposto con serietà che io non posso, in quanto sposato), agli affranti non si sa bene per quale motivo, ai cardinali rimasti senza fiato, a quelli un po’inquieti per il mancato preavviso (glielo tratterranno dalla liquidazione?), a quelli che si immaginano già vestiti di bianco. 
Eppure, i quasi otto anni di Pontificato di Joseph Ratzinger si chiudono così come sono cominciati, cioè all’ombra di Giovanni Paolo II: quel Papa, come il suo stesso Segretario Stanislaw Dziwisz ha sottolineato, che nonostante l’evidenza della malattia, non ha mai abbandonato la sua missione, testimoniando ogni giorno la croce di Cristo, fino al giorno della morte. Se il gesto dell’attuale Pontefice ha lasciato il mondo intero a bocca aperta, tuttavia credo che meriti un enorme rispetto, perché così facendo ha ricordato di essere prima di tutto un uomo, che ha deciso di proteggere se stesso e la Chiesa di cui è guida dalle intemperie dell’età. Non condivido la polemica del card. Dziwisz che tende a sminuire una scelta anch’essa circoscrivibile in un disegno missionario: dare alla Chiesa un Pastore sicuro, capace di reagire con vigore alle esigenze sempre più stringenti della contemporaneità. Ecco perché non lo ritengo un segno di debolezza. 
E così, al fianco della più sgangherata campagna elettorale degli ultimi cinquanta anni, se ne affianca un’altra, nascostamente sigillata nelle segrete stanze vaticane: i sondaggi possono avere un fondo di verità, ma quello che succede immediatamente dopo la blindatura della Cappella Sistina, sede del Conclave, nessuno lo sa. E forse, è meglio così.


2 risposte a "Di…missioni"

  1. Ciao.
    In reatà davanti ad una notizia del genere vorrei il silenzio, l'ascoltare e l'ho scritto anche da un'altra parte. Vorrei un momento di vera meditazione in cui tutto per una volta rallenta e ci dà il tempo di riflettere.
    C'è solo una cosa che penso poter dire: dovremmo riuscire a non fare mai paragoni. Ognuno è unico in tutto, nei pregi e nei difetti e penso che anche questo Papa lo sia:incomparabile.

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  2. Ciao Angela, sono d'accordo. Certo non è possibile non considerare il fatto che il Pontefice rappresenta un personaggio a suo modo pubblico, al centro dell'attenzione di tutto il mondo, per cui inevitabilmente il suo gesto, storico ed epocale, fa rumore. Ho sentito e letto molto tra ieri ed oggi e mi convinco sempre di più che abbia fatto bene: soprattutto se è vero che ci sono queste lotte intestine, è un gesto così potente che non può non sconquassare il Palazzo della Curia.
    Io ho vissuto due Pontefici: Giovanni Paolo II ha avuto un impatto mediatico impressionante e quindi mi colpiva direttamente; Benedetto XVI è più misurato, più teutonico, ma il suo sorriso da “nonno” è di una tenerezza disarmante. Sono d'accordo, i paragoni sono inutili e deleteri ed ora è effettivamente il momento di lasciarlo tranquillo.

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