Tutto il resto è noia

Manca poco più di una settimana all’evento politico italiano del 2016, il Referendum Costituzionale. Un anno, quello che si sta concludendo, che ha riservato più di qualche sorpresa, dalla Brexit alla vittoria di Trump nelle presidenziali USA, passando attraverso la vittoria o l’ascesa dei partiti populisti in vari Stati europei. Una politica che è sempre più portatrice insana di demagogia: non conta ciò che si propone, ma come.

La politica a livello mondiale dimostra di accusare una costante involuzione e necessiterebbe fortemente di innovazione, al pari dell’economia, della scuola o della sanità. In un’interessante intervista al fondatore del Censis, Giuseppe De Rita, apparsa sul magazine StartupItalia!, si evidenziano bene alcuni aspetti che cerco di sintetizzare di seguito.

L’innovazione si fa, non si parla. L’innovazione è qualcosa che si fa fatica a raccontare. Per natura, la creatività va al di fuori dagli schemi. Di conseguenza, è difficile, in particolare per i mezzi di comunicazione, riuscire a spiegare ciò che è indefinito e fumoso o ciò che sembrerebbe non toccare le corde della gente. Dice De Rita:

L’innovazione si fa fuori dall’onda quotidiana del risaputo. E’ quello che definisco il resto del risaputo. Ciò che rimane oltre a quello che già si sa. […] Quello che si comunica è quello che drammatizza, ed è norma in Italia ritenere di maggiore interesse le cose che vanno male. Ecco cosa è il resto, e cosa è per me l’innovazione. E’ quello che non sta sul proscenio. Che non è in prima fila, e non vuole nemmeno esserci in prima fila.

L’innovazione non ha formule. Tutti ormai parlano di Industria 4.0. Ma quanti realmente sanno cosa ci sta dietro quella definizione? Ancora De Rita:

Sono 40 anni che sento parlare di innovazione e di ricerca scientifica e applicata. Ma alla fine è la retorica dell’innovazione che arriva all’opinione pubblica. […] Io sospetto sempre quando sento queste formule. Oggi sembra che non si possa parlare di nulla in Italia se non ci si mette un punto qualcosa dopo.

L’Italia, dopo un anno di attesa, pare avere finalmente un piano strategico per rilanciare l’innovazione. Si chiama Italia 4.0 (tanto per essere innovativi!) e prevede un impegno economico da parte dello Stato di 13 miliardi di €, con l’obiettivo unico e fondamentale di ammodernare le imprese italiane. Per la prima volta, devo dire che si è scelta la strada giusta: stop a bandi e incentivi a priori, le imprese devono investire e, con la leva del superammortamento e del credito di imposta, a posteriori ricevono dallo Stato i soldi. Non solo, ma si stanziano anche fondi per la formazione: non può essere sufficiente acquistare tecnologia e macchinari, occorre anche sviluppare le competenze per poter gestire il tutto. L’importante, come dice De Rita, è che tutto questo non rimanga un puro esercizio di retorica, ma si trasformi in progresso reale e tangibile.

L’innovazione non è solo colmare un gap tecnologico. De Rita ricorda come già negli anni Sessanta Amintore Fanfani cavalcò l’onda della rincorsa alla crescita americana (che in quegli anni aveva lanciato la Silicon Valley), facendo proclami e piani che rimasero nei cassetti della scrivania di qualche Ministro del Governo. Innovare significa creare qualcosa che possa cambiare o migliorare la vita delle persone e questo non necessariamente deve essere legato alla tecnologia. Noi oggi confondiamo la parola innovazione con start-up: abbiamo in mente un qualche Archimede Pitagorico che abbia una illuminazione geniale, cerchi dei fondi con il crowdfunding e metta su una start-up. Sempre De Rita:

Sa chi ha vinto quest’anno il Compasso d’Oro (principale premio per le migliori idee industriali e di design, ndr)? Un’azienda valdostana che ha innovato il moschettone. Con grande intelligenza direi. C’è in quel moschettone una forte carica di innovazione che però non si pubblica sui giornali. 

L’innovazione deve generare benessere e quest’ultimo dovrebbe essere il principale obiettivo della politica. Quindi, per un semplice sillogismo, la politica dovrebbe investire costantemente in innovazione. Quella vera però: quella che mette al centro dell’attenzione il cittadino, che consente ad una società civile di guardare avanti, non di proteggere gli interessi di pochi e sempre gli stessi. Per utilizzare la definizione di De Rita, dobbiamo concentrarci non sul risaputo, ma su tutto il resto. Per evitare di cadere, ancora una volta, nell’abbraccio della noia.

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Il moschettone Twin Gate, vincitore del Compasso d’oro 2016

L’intervista completa a Giuseppe De Rita (StartUpItalia!)

Il piano Italia 4.0 (StartUpItalia!)

 


2 risposte a "Tutto il resto è noia"

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