È la prima volta che pubblico una mia intervista. Anche perché è la prima volta che mi intervistano.
Comunque.
Dopo aver indossato il cappello dell’intervistatore nella mia rubrica Si viene e si va, fingendomi un novello Enzo Biagi (spero che non se ne abbia a male, dall’aldilà), per la prima volta mi sono seduto virtualmente di fronte ad un microfono per rispondere alle domande.
Vi garantisco che non sono imputato in nessun processo. Semplicemente, per una volta ho raccontato qualcosa di me e del mio blog. Che ogni tanto fa bene ricordarsi chi siamo. Per cui un grazie caloroso a Federico, che mi ha ospitato nel suo blog (https://federicochigbuhgasparini.wordpress.com/). E buona lettura.
Qui l’intervista completa >> Stefano Bersanetti: Pensieri strani…eri dal blog di Federico Chigbuh Gasparini.
ah vedi vedi che mi chiedevo sempre che volesse dire laowai… ecco svelato l’arcano!
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Caro adp, hai ragione. In realtà nel secondo post pubblicato ormai tre anni fa (https://lexpensatorelaowai.wordpress.com/2011/07/22/laowhy/) spiegavo il significato del termine.
Ci conosciamo da troppo poco tempo!
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Oh finalmente nero su bianco che cosa fai nella vita extra-blog 😛 con questa intervista ho avuto risposte a domande che mi ero fatta su di te e che per evitare l’effetto interrogatorio non ti avevo mai fatto 🙂 bella!
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Ciao Giulia, come dicevo a Adp prima, ci conosciamo da poco tempo, rispetto alla vita del blog. Nello stesso tempo, sono uno che cerca di mantenere un “profilo basso”. Per principio, ho sempre cercato di parlare molto poco di me nel blog, pochissime volte mi è capitato di raccontare fatti personali. Questa è una mia scelta, non voglio dire, con questo, che sia sbagliato utilizzare il blog per parlare di sè.
Di recente ho anche aggiornato la sezione “Sul blog e su di me” e lì ho scritto qualcosa.
Dai, se vengo a Barcellona, ci conosceremo senz’altro (oltre a fare un giro nella scatola di fiammiferi, si intende)!
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Naturalmente ogni blog ha il suo profilo, il tuo effettivamente chiarisce da subito che si tratta di un blog di discussione e non di un blog personale, quindi va benissimo così 🙂 chiaramente quando passi da questa parte del Mediterraneo mi farai sapere, e ti farò fare un giro nella scatola di fiammiferi…vedrai, sarà velocissimo! 😀
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Esatto, è proprio nato così. Con i pro e i contro di questa scelta. Parlare di cose più personali attira molto di più, forse coinvolge di più.
Del resto, io avrei voluto fare il giornalista e così mi sono ritagliato un piccolo spazio nell’etere dove provo a farlo (con molta presunzione!).
Se decidi di cambiare casa, avvisami che scatto verso la scatoletta prima che tu la molli!
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ehehehe d’accordo, ti farò sapere. ogni volta che ci penso poi mi viene il magone e procrastino 😉
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E allora resisti!
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Interessante l’intervista, interessante la tua vita. Così giovane e già con così tanta esperienza. Io ed il mio Lui abbiamo tante volte tentato di convincere nostra figlia ad intraprendere un’esperienza all’estero ma niente da fare!! E’ troppo ancorata qui con i suoi amici e con la speranza di trovare la sua strada nel difficile mondo degli architetti.
Cercherò, tra una ricetta e l’altra o tra un viaggio e l’altro di leggere con attenzione qualcuno dei tuoi post, che saranno sicuramente interessanti. Ciao
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Ciao Bea, grazie.
Io credo sia giusto che si convinca da sola. Voi fate benissimo a darle un “indirizzo”, ma se non si parte convinti, si rischia il flop. Andare all’estero è dura, durissima. Sto preparando la seconda stagione della mia rubrica Si viene e si va, questa volta cercherò di osservare l’esperienza di chi parte sotto molteplici punti di vista. Ti consiglio di seguirla e soprattutto lo consiglio a tua figlia. Magari falle leggere le interviste della prima stagione, chissà che non le diano qualche “germe”.
Come dicevo, è un’esperienza che tutti dovrebbero fare. In Cina, ricordo che cercavano tantissimi architetti, perchè il boom economico e quindi la ricchezza aveva creato la voglia da parte dei ricchi di costruire o ristrutturare o fare cose kitsch, ma comunque firmate da architetti. Lavoro garantito per anni.
Conosco purtroppo alcuni architetti qui in Italia che per guadagnarsi da vivere fanno tutto, tranne che l’architetto. Non lo dico per creare sconforto, è una semplice constatazione. Più volte, anche in post passati, ho sttolineato la totale sconnessione tra la realtà universitaria e quella lavorativa. Se le Università sfornano laureati indipendentemente dalla domanda del mercato, come si può pensare di ridurre la disoccupazione e gli squilibri?
Grazie del commento!
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Grazie a te per la risposta, leggerò sicuramente qualche intervista di Si viene e si va e vedrò di convincere anche mia figlia. Ciao e buona serata
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Bene! A presto!
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È una sorpresa vedere che parli un po’ di te pubblicamente: credo sia un piccolo miracolo del blog.
Ho dovuto commentare perché ” spero che qualcuno cominci a partecipare attivamente alle mie discussioni” mi ha praticamente steso! Ciao e buona continuazione!
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“Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale”. Ad ogni modo il contributo dei lettori è ovviamente la cosa più gradita, per cui grazie!
Ho raccontato qualcosa di me, ma non troppo, il resto deve rimanere un segreto!
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