Si viene e si va – Speciale 1 maggio

Primo Maggio, festa del Lavoro, lavoro, lavoratori

Credo nel lavoro.

Credo nel suo potere taumaturgico.

Credo nel diritto al lavoro e nel dovere di ognuno di lavorare onestamente.

Credo in un Paese che fa di tutto per garantire il lavoro, perché significa garantire il futuro.

Credo in un Paese che non spera nell’emigrazione dei propri giovani, perché al momento non sa cosa offrire loro.

Credo nel Primo Maggio come una festa per tutti e non per pochi privilegiati.

Credo in una politica giovane, che rottami la mentalità dei vecchi politici, oltre ai politici stessi.

E soprattutto credo in una politica che non tratta i propri concittadini così:


Per approfondire:

La grande fuga degli italiani a Londra (Linkiesta)

Le interviste di Si viene e si va

 


15 risposte a "Si viene e si va – Speciale 1 maggio"

    1. È faticoso avere fiducia se ci guardiamo intorno. Ma credo che allo stesso tempo aggiungere pessimismo all’oggettiva negativitá di questo momento storico non ci porti da nessuna parte.
      Io voglio essere fiducioso, perchè chi come te è all’estero possa prima o poi tornare a festeggiare (nel vero senso della parola) il primo maggio qui in Italia, arricchiti dell’esperienza all’estero. Un’Italia migliore permetterá anche a giovani provenienti dall’estero di venire da noi ad arricchirsi, perchè possiamo dare tanto a tutti.

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      1. Gli amici mi chiamano Pollyanna, per quanto cerchi sempre di trovare il lato positivo delle cose…ma col tempo ho imparato anche che va bene non farsi prendere dal pessimismo, ma dal realismo si. Io ho festeggiato tanti 1 maggio in Italia e mai da precaria, a me l’Italia dal punto di vista lavorativo mi ha sempre trattata bene, eppure non nascondo di avere una visione poco positiva di tutto il contesto. Ci sono anche centri di eccellenza in Italia che stanno già accogliendo ricercatori stranieri e veramente molto in gamba (ne ho uno proprio vicino a me), gli esempi positivi non mancano. Eppure la patina di amaro non riesco a togliermela, l’Italia migliore esiste già ma se ne parla molto poco, perché evidentemente fa comodo così.

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        1. Condivido Giulia. I germogli positivi ci sono e sta a noi farli notare. Ritengo ad esempio che personaggi come Massimo Bray siano politici che lavorano bene e il cui contributo alla societá civile vada sottolineato ed amplificato (vedi il mio post su #laculturachevince). E come lui anche altri, magari amministratori locali oppure non politici, impegnati in attivitá di cooperazione.
          E poi, la domanda che faccio prima di tutto a me stesso: oltre a lamentarci, noi in prima persona cosa facciamo? Si parla di corruzione, di meritocrazia: ma noi per primi siamo veramente capaci di lottare per questo? Se ci raccomandano per un qualche posto di lavoro, passando davanti a persone che lo meriterebbero più di noi, che cosa facciamo?

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          1. la lotta infinita con i miei genitori. mi hanno educato ad andare avanti con le mie gambe però poi quando c’è stata la possibilità di “farmi aiutare” per un posto di lavoro sull’isola (un tesoro, per la maggior parte dei miei conterranei) volevano che dessi la mia disponibilità…quanti litigi! ma per me l’idea di ottenere un lavoro grazie all’aiuto di qualcuno non era opzione contemplabile

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        1. (ho unito due commenti, spero di aver interpretato correttamente!)
          Può essere, ma voglio sperare che un futuro migliore ci possa essere. E credo anche che ognuno di noi debba dare un contributo attivo, per quello che può.

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  1. Credo che tu abbia ragione Giulia a dire che “l’Italia migliore esiste già ma se ne parla molto poco”. Perché si, effettivamente se ne parla molto poco. Mentre si parla tanto di quella peggiore, che a volte viene presentata come energica e piena di ottimismo (vedi Renzi), generando un clima negativo che ci spinge allo sconforto e a pensare che noi stessi valiamo di meno. Questo fa comodo a chi non vuole che si pretenda di più sia in termini economici ma anche e soprattutto in termini di qualità della vita e dell’ambiente di lavoro, perché valiamo di più.
    Un futuro migliore c’è e io ci credo non perchè me lo dice Renzi, la TV, i giornali, l’amico o il collega che ha trovato il lavoro, ma perché credo che con il contributo attivo di cui parla Stefano, in linea con i miei principi e le mie idee, al lavoro, come nella propria famiglia o da qualsiasi altra parte, un futuro migliore si costruisca.

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    1. Grazie Massimiliano del tuo contributo. Sono d’accordissimo con te. Molte volte ci vogliono propinare una realtá distorta, per spostare su di noi i toni esacerbati di una politica ormai povera.
      Dobbiamo partire da noi stessi, è il primo passo per migliorare questo Paese sgangherato.
      Grazie ancora!

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  2. Ciao Stefano… credo anche io nel lavoro, come mezzo per donne e uomini per esprimersi, per scrivere la propria storia. Apprezzo chi vuol fare impresa in questo paese, una cosa sempre più dura. Chi investe nel futuro mettendoci le proprie idee e il proprio portafogli.

    Apprezzo chi da lavoratore dipendente nel pubblico e nel privato, lo fa con passione e con onestà, perchè oltre ad essere una cosa taumaturgica, è una testimonianza positiva per le future generazioni e per i colleghi più giovani.

    Mal sopporto i pessimisti, ma ancora di più quelli che incitano gli italiani (molti giornalisti e molti idioti, e le due categorie spesso coincidono) a far diventare l’Italia un immenso paese dei balocchi per turisti (mia personalissima e umile opinione). Credo che l’Italia possa dire la sua a livello mondiale non solo per cibo, spiagge, musei e città d’arte, ma anche per scrivere qualcosa che ancora non c’è.

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    1. Ciao Pietro, grazie del tuo contributo. Concordo anche io con la tua visione: non si può pensare che questo Paese viva di solo turismo. Certo questo può diventare uno dei settori trainanti della stessa economia, ma non può essere solo questo.
      Avremmo bisogno di uno sviluppo industriale forte, recuperando la nostra capacitá di innovazione. Siamo un paese che ha dato i natali a geni e scienziati, ancora oggi molte start-up sono di nazionalitá italiana.
      Se veramente ci sono dei tesoretti (ma credo che sia solo nei sogni di qualcuno), raggranelliamo questi fondi, paghiamo le imprese che da anni aspettano di essere saldati dalla Pubblica Amministrazione e diamo loro il fiato per ripartire.
      I nostri imprenditori meritano di ripartire, ricostruendo così il nostro tessuto industriale.
      Grazie Pietro!

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  3. il lavoro è importante…come si suol dire nobilita l’uomo e io aggiungo che è indispensabile per vivere dignitosamente
    Oggi essere ottimisti è una gara dura ma non impossibile
    Bisogna credere in una ripresa anche se lenta..bisogna credere nelle proprie forze e non abbattersi nonostante le tante difficoltà
    Mi è piaciuto molto il commento di piepalmi che appoggio!
    Ciao Stefano 🙂

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    1. Ciao Personale Femminile, grazie del commento. Concordo al 100% con la tua visione, realistica (perchè non si può far finta di non vedere ciò che abbiamo intorno) ma positiva. Non possiamo che essere positivi e soprattutto contribuire attivamente a far sì che le cose migliorino. Tempo fa avevo scritto un post in cui riprendevo una simpatica definizione bolognese “Umarells”: i vecchietti che stanno a guardare i lavori per strada, mani dietro la schiena, dicendo che quello che si sta facendo non va bene (riporto anche il link https://lexpensatorelaowai.wordpress.com/2014/05/05/il-giorno-dopo-tutto-come-prima/). Gli italiani devono smettere di essere così.
      Grazie del passaggio!

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