Per una giusta causa #1

Occupy Central, Hong Kong
Occupy Central – Hong Kong

In questi giorni seguo con interesse particolare due avvenimenti, collegati entrambi al concetto di giusta causa: la discussione italiana sul mercato del lavoro e gli avvenimenti legati alle manifestazioni organizzate dai movimenti studenteschi ad Hong Kong. Sul primo punto, mi riservo di tornare in un prossimo post, essendo l’argomento particolarmente spinoso e delicato, in attesa anche dei prossimi passi di politica e sindacati.

Hong Kong rappresenta invece una delle città al mondo che amo di più e quindi vorrei spendere qualche parola a proposito di ciò che sta succedendo. Dietro la motivazione ufficiale, ovvero la richiesta di libere elezioni nel 2017 con le quali poter scegliere democraticamente il capo del governo senza alcuna imposizione da parte della Cina, si nasconde l’orticaria virale che gli abitanti della ex colonia britannica hanno nei confronti dei loro cugini. Già in un mio post (qui), riportavo un articolo nel quale i cinesi vengono additati dagli abitanti di Hong Kong come locuste, distruttive di qualunque cosa, irrispettose dell’ambiente e delle persone. E non posso che concordare sul fatto che quando si entra ad Hong Kong, la differenza con la Cina si nota, eccome (qui, ho raccontato il mio primo viaggio). Amici che hanno vissuto Hong Kong alla fine degli anni Novanta, quindi quando il ritorno alla Cina continentale era appena avvenuto, raccontano di una città ancora più british, ordinata, pur nella caoticità dovuta all’altissima densità di popolazione. Con gli anni, poi, osmoticamente la cinesità ha cominciato ad intrufolarsi anche tra i grattacieli di Hong Kong, nonostante gli indigeni cercassero di contrastarla: ricordo che un’amica, a cui era stata posta la domanda “di quale parte della Cina sei?”, in maniera stizzita aveva risposto “io non sono cinese, io sono di Hong Kong!”.

Per una volta credo che il conservatorismo abbia un senso ed un obiettivo positivo: mantenere un’identità, una storia, una cultura che hanno preso le distanze dalla Cina, soprattutto per il positivo influsso dell’(allora) invasore britannico. Ci sarà una nuova piazza TienAnMen? Neanche a dirlo, tutto il mondo spera di no: purtroppo però il governo cinese non sembra voler arretrare dalla sua posizione, così come dall’altra i manifestanti occupano il centro nevralgico della città, senza dare l’impressione di cedere.

Io appoggio in maniera simbolica Occupy Central, nella speranza che tutto si possa risolvere in maniera pacifica e democratica. Perchè questa è una giusta causa. Forza Hong Kong.


Letture consigliate:

Il segreto di Kowloon, la città murata (Linkiesta)

Hong Kong, un po’di storia fino ai giorni nostri (China Files)


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