La Grande Bolgia

Gironi Inferno

La sera della Grande Bolgia si appropinquava: il tramonto pennellava di rossiccio le vette dei grattacieli, già vestiti a festa con bandiere di tutti i colori, a rievocare il simbolo della celebrazione, l’Arcobaleno della Liberazione, che campeggiava sulla sommità della collina alla base della quale si era sviluppata la città. Piccoli capannelli di persone levanti calici di profumato champagne in poche ore si sarebbero trasformati in orde goliardiche, travestite ed irriconoscibili, perché quella era la notte che metteva in ghiaccio pensieri ed affanni. Proprio per questo Hiranya, supervisore del turno di notte alla Suite 24.7, era arrivato allo store con molto anticipo: aveva già effettuato la vestizione della divisa gialloverde, che da sempre seguiva una ritualità sacroscaramantica, dal basso verso l’alto, pantaloni+t-shirt+cappellino, il tutto condito con una spruzzata di “Vanity”, il profumo promosso dallo store. “Il pubblico deve entrare e trovare freschezza sempre, alle 8 come alle 23, sia nei prodotti sia nell’ambiente” era il motto del suo Capo e lui ci teneva ad essere ligio ai suoi dettami, sebbene essere freschi alle 22 sia una sfida di una certa entità. Del resto le Civette pretendono lo stesso servizio dei Normaldiurni e Hiranya lo sapeva molto bene.
Quella sera, però, la maglietta aveva delle pieghe inusuali e inappropriate per l’evento e continuava a guardarsi allo specchio per tentare di nasconderle al meglio. Era così concentrato nell’osservare quelle imperfezioni, che non aveva notato l’ingresso di un cliente.
”Buonasera Hiranya, disturbo?”
La voce femminile gli era nota, ma il vestito di CatWoman gli impediva l’immediato riconoscimento. “Buonasera signorina, come posso esserle utile?”
“Signorina?! Sono truccata proprio bene, se non riesci a riconoscermi… sono Adele!” Hiranya sorrise immediatamente. Adele era una delle sue clienti più fedeli, della quale ormai conosceva le abitudini e i segreti: era suonatrice di controfagotto nell’Orchestra Sinfonica, provava e riprovava per otto ore al giorno e la sera insegnava a studenti privati. Ogni tanto veniva colpita da un fastidioso singhiozzo nervoso, che poteva anche durarle per giorni, ma ogni volta che cominciava a sbuffare dentro il suo strumento, tutto passava.  “Adele! Sei irriconoscibile e sei…sensualissima!” In cuor suo, Hiranya aveva avuto sempre un debole per lei.
“Grazie, amico caro! Sei pronto per la Grande Bolgia?
“A breve la Grande Bolgia invaderà lo store, dobbiamo essere pronti!” Hiranya continuava ad essere ipnotizzato dagli occhioni neri di Adele, messi ancor più in risalto dalla maschera che copriva buona parte del suo viso.
“Ho una grande notizia, caro Hiranya: sono in partenza per Berlino! Mi hanno selezionato per la Filarmonica!” Il gelo pervase Hiranya: mai come in quel momento si era reso conto che Adele era diventata, in quei tre anni, molto più che una cliente e amica. Automaticamente la sua mano si mosse a coprire le pieghe della maglietta, come se quelle fossero il vero motivo per cui Adele si allontanava da lui, così imperfetto e così…standard. “Sono contento per te, Adele! E ora a chi venderò il mio Magic Kebab?” disse il giovane, tentando di simulare una finta felicità.
“Ehhhhh, caro mio, mi mancherà tantissimo il tuo kebab, ma finalmente è arrivata l’occasione della mia vita, quella che aspettavo da quando ho iniziato a studiare musica! E poi, chissà, potresti capitare anche tu a Berlino e aprire un chiosco di kebab, sarebbe un successo!”
In quel momento, un finto Peter Pan urlò il nome di Adele, chiamandola all’esterno dello store. “Devo andare” disse Adele “ma prima di partire passerò a degustare un ultimo Magic Kebab! Buona nottata!” Nell’uscire, la coda del suo vestito da CatWoman rimase per un attimo impigliata nella maniglia della porta: immaginò che quella maniglia fosse la sua mano che tentava di trattenerla. Poi si guardò nuovamente allo specchio e con cura cercò di sistemare le pieghe della maglietta. Quelle sì, dovevano andare via: nonostante tutto, la festa stava per cominciare.


Questo racconto partecipa all’EDS Arcobaleno, dal blog della Donna Camèl. Insieme a me partecipano a questo Esercizio di Scrittura:

Tramonti (Angela)
Il professore delle favole (La Linea d’Hombre)
Bazar (Melusina)
Pinocchio (Dario)
Avventura al Policlinico (Il coniglio mannaro)
Il morbo infuria (Melusina)
Di padelle ne è piena la Storia (Pernonsprecareunavita)

33 risposte a "La Grande Bolgia"

  1. Ciao Donna Camèl (non svelo il tuo nome, per privacy). Benvenuta nel mio blog. Sono contento di avere scoperto questo bel progetto, mi hai dato la nota giusta per partire con questo raccontino che aveva solo bisogno della ricetta! a presto sui nostri blog!

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  2. Fastidiose queste pieghe, verrebbe da cambiare maglietta!E' un turbinio di pensieri, emozioni e sentimenti! Mi ha fatto ricordare di aver provato in passato il gelo di Hiranya ma anche l'appagamento di Adele. Di certo è che non ho mai indossato il vestito di CatWoman: ma chi può dirlo, almeno gli occhi neri non dovrei chiederli in prestito!

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  3. Caro Anonimo, le pieghe sono fastidiose, hai ragione. Vedo che danno fastidio a molti, si tratta di capire se si vuole semplicemente nasconderle o se, come vorresti tu, strappare via il problema cambiando maglietta. Credo che in certi casi, si possa solo optare per il meno peggio… A livello di travestimenti, il massimo a cui mi sono spinto io è stato Zorro!

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  4. Suggestiva l'idea della Grande Bolgia. Mi aspettavo, chessò, uno scenario fantasy o fantascientifico, comunque un po' più surreale. Comunque un racconto leggibilissimo, che tiene desta la curiosità fino alla fine.

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  5. hai ragione, forse avrei potuto osare di più, non nego che ho preferito rimanere sul “tranquillo” (e probabilmente sullo scontato), essendo il mio primo EDS. direi che grazie al tuo feedback potrei generare una Grande Bolgia Reloaded e vediamo cosa ne esce! grazie!

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  6. “Nell’uscire, la coda del suo vestito da CatWoman rimase per un attimo impigliata nella maniglia della porta: immaginò che quella maniglia fosse la sua mano che tentava di trattenerla. Poi si guardò nuovamente allo specchio e con cura cercò di sistemare le pieghe della maglietta. Quelle sì, dovevano andare via: nonostante tutto, la festa stava per cominciare.”

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  7. Ciao Pendolante, grazie e soprattutto benvenuto! Sto scoprendo ancora di più, con questo esercizio, quanto sia importante comunicare nel modo giusto: come Melusina ha detto anche nel suo commento, con il titolo ho creato un'aspettativa, per cui questo deve essere tenuto in conto nel racconto, in un modo o nell'altro. Se truffa c'è stata, è stata inconsapevole! In effetti è un racconto che avrebbe bisogno di un prima e di un dopo, chissà…
    Grazie del feedback!

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  8. Me li immagino a Berlino, questi due. Lui con un nuovo chiosco di kebab, alle prese con le richieste più varie di turisti affamati di tutta Europa, e lei, che combatte il singhiozzo a suon di musica. Chissà che in un altro racconto non vada proprio a finire così 🙂 Bravo Stefano, e benvenuto!

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    1. grazie Veronica e benvenuta a te! quella è un’opzione, un’altra l’ho giá provata, ma non è andata proprio così 😦 mi piace però proprio questo, l’idea che ognuno possa avere il SUO finale. A presto tra le vie di Roma e tra i miei pensieri sgangherati!

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  9. Il tuo Peter Pan è scappato dal tuo blog ed è finito nel mio (o viceversa?). Io sono del partito di pendolante: secondo me il tuo racconto va gia benissimo cosi 🙂

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    1. Ciao Marco, benvenuto! Credo che Peter Pan sia un po’in tutti noi, per cui potrebbe essere ovunque! Entrambi i racconti sono per me un esperimento, mi testo e vedo come va, è un buon modo anche per correggersi e migliorare. Quindi grazie del tuo feedback. A presto!

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