No, non si tratta di una nuova rubrica di Pensieri strani…eri, ma il tributo all’Arsenio Lupin dell’età contemporanea. Lance Armstrong ha dunque confessato: tutte le sue vittorie, in particolare sette Tour de France, sono state ottenute illecitamente. Ha candidamente ammesso di avere scalato il Galibier e il Mont Ventoux non con una bicicletta, ma con un Boeing.
In quegli anni, seguivo con passione il ciclismo, sebbene fosse uno sport costantemente nell’occhio del ciclone a causa degli scandali che colpivano atleti e team: all’inizio di ogni edizione del Tour speravo si riuscisse a scovare l’antagonista di Armstrong. Purtroppo, però, coloro che ci avevano regalato qualche timida soddisfazione spesso venivano eliminati dall’antidoping: abbattuti come birilli, solo lui rimaneva in piedi, forte, solido, fintamente pulito e testimonial di una vittoria contro il cancro che lo dipingeva addirittura eroico. Pantani, Ullrich, Basso, Landis, Riccò e, arrivando agli ultimi anni, Contador, tutti vergognosamente caduti nella trappola. Sembrava che in questa ricerca di sconfiggere Golia, tutti i vari Davide non trovassero altre fionde se non le boccette o le sacche di sangue fresco. Lui no, lui rimaneva integro ed intonso e veramente ci si convinceva che fosse un grande.
Oggi ha ammesso che sette Tour di fila non si possono vincere senza doping. Per anni ha negato il suo coinvolgimento in qualsivoglia pratica illecita, ha accusato i suoi accusatori di essere dei millantatori che tentavano di cancellare un fenomeno sportivo per pura invidia. Oggi dice di non volere fare nomi, ma velatamente allude anche a Indurain, che ne ha vinti cinque dal 1991 al 1995 e in generale smaschera la US Postal, suo team che non poteva non sapere. Soprattutto, non si considera un baro, in quanto barare significa “avvantaggiarsi in modo scorretto di cui gli altri non possono disporre: in realtà era una battaglia alla pari”. Questo è uno dei passaggi più sconvolgenti della sua confessione: dal momento che lo fanno tutti perché io devo rimanere escluso? Proprio qui sta il cancro di tutto lo sport che non è più capace di liberarsi dai tentacoli mortali della mancanza di etica e di organizzare se stesso senza la ricerca convulsiva del guadagno economico. Lo sport dovrebbe innanzitutto insegnare a perdere, prima che a vincere, perché solo così tornerebbe ad essere sorgente di valori umani, prima che competitivi. Armstrong vorrebbe pagare un’ “indennità di tradimento” allo Stato Americano di cinque milioni di dollari: io non so se esista una cifra per ripagare i tifosi del ciclismo che per un decennio lo hanno applaudito ed osannato lungo le strade d’Europa e del mondo. Una cosa è certa, caro Lance: ti ritrovi sulla salita più impervia della tua carriera, ma le ali di folla a cui eri abituato non ci sono più. L’ammissione di una menzogna rende liberi, ma terribilmente soli.