Il carro dei vincitori

Pellegrini, Nuoto, Londra 2012
Premetto: non ho una particolare simpatia per Federica Pellegrini, quindi ciò che dirò non è dettato da filantropia o sentimenti di riconoscenza nei suoi confronti.

Né voglio pervadere il mio blog di stucchevole buonismo. Per cui dichiaro ufficialmente che la Pellegrini mi sta antipatica. Tuttavia ieri sera, al termine della gara dei 200 stile libero, la prima cosa che ho pensato è stata “Oggi Zeru Tituli”, infatti il medagliere dell’Italia ha reclamato invano. Guardo le Olimpiadi con un forte spirito patriottico (chi mi legge da un po’, avrà notato il mio sentimento nazionalistico in altri post), indipendentemente dagli atleti: per me non è importante chi vinca, ma il fatto che abbia ben rappresentato il nostro Paese. La Pellegrini senza dubbio ha deluso le aspettative, ma non mi ritrovo in questa acre avversione che si è scatenata appena terminata la sua gara, in particolare su Twitter, dove l’hashtag #Pellegrini era gettonatissimo.

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Certamente il suo essere quasi quotidianamente al centro dei gossip, il suo atteggiamento da prima donna contribuiscono a questa lapidazione virtuale, ma personalmente condivido con voi un pensiero: è una ragazza di 24 anni, che si è ritrovata per meriti sportivi dall’età di 16 catapultata in un mondo che la osserva ogni secondo della sua vita, attento ad ogni minimo sbaglio o passo falso. Io a 24 anni stavo completando l’università e mi accingevo ad entrare nella vita vera, schiudendo il guscio ovattato in cui mi ero crogiolato da studente.
Una finale olimpica di pochi minuti è una gara senza appello, un evento che si prepara per 4 anni: se va bene, come è capitato a Pechino, si diventa la Regina delle piscine, se va male, si viene retrocessi a Principessa dei Pavesini. Per di più è uno sport individuale, per cui non c’è una squadra che possa mitigare le prestazioni talvolta insufficienti. Leo Messi ha solo un anno di più rispetto alla Pellegrini: con il Barcellona ha vinto tutto, viene considerato il più grande giocatore del XXI secolo, ma anche lui ha steccato in alcune circostanze; con la sua Nazionale per esempio ha infilato una figuraccia dietro l’altra. Eppure, non è mai stato messo in croce.
Si nasce campioni nello sport, perché credo nel dono dei talenti, ma si diventa campioni nella vita, imparando dai propri sbagli e dalle proprie esperienze: non sempre si può vincere e sicuramente bisogna imparare a perdere. A me fa sorridere la metafora del carro dei vincitori, che compare sempre in queste situazioni: c’è chi sale e c’è chi scende, ma chi si impegna a trainarlo?

2 risposte a "Il carro dei vincitori"

  1. Ciao Stefano
    la Pellegrini mi stava e mi antipatica a pelle (premesso) anche quando non era la regina del gossip, ne quella della piscina. Ciò detto, mi accodo alla tua opinione. Non so perchè, ma molti dei nostri migliori atleti appena toppano, vengono lapidati, oppure vengono trattati male per loro scelte private o per semplice invidia da parte dei media o di alcuni addetti ai lavori del loro settore. V. Rossi, Tomba, Nino Benvenuti, Pantani, R. Baggio, molti dei giocatori del mondiale dell'82, e ora la Pellegrini. Ora nessuno può negare che il nuoto italiano torna a casa quasi a mani vuote.. ma trasformare la Pellegrini da Regina d'Italia (fino a 3 giorni fa) a pataccara da 2 lire oggi, denota qualcosa che non va, non solo nella missione fallimentare del nuoto italiano a Londra. A volte penso ad una cosa: R. Baggio brasiliano, Tomba francese, Benvenuti russo, Cabrini e P.Rossi argentini, Pantani americano, V.Rossi spagnolo… pensi che le loro carriere sarebbero state identiche, e il loro rapporto con adetti al settore e media dei loro paesi simile a quello che noi italiani abbiamo loro riservato?

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