Se non ora, quando?

DonneRiceviamo da un anonimo: “Anno Domini 1912: nella dolce Mondovì ridente che si staglia ai piedi delle magnifiche Alpi, si insedia la nuova Giunta del Podestà Viglione, composta da cinque validi funzionari, uomini di fiducia del primo cittadino al suo secondo mandato.” Cliccate sulla linea del tempo, shiftate il tutto avanti di un secolo e scoprirete il refuso della notizia: evidentemente la primavera 2012 non ha fatto sbocciare rose nelle terre del Cuneese, se in epoca contemporanea ci si trova scandalosamente ad evidenziare la totale assenza di donne nella Giunta comunale. Da qui, il ricorso al TAR della Sezione di Mondovì del MoVimento 5Stelle e le condivisibili proteste dell’opposizione, espresse anche tramite una lettera di un’ex-assessore.

Un primo dato, dal rapporto ISTAT 2012: il 33,7% delle donne tra 25 e 54 anni non percepisce reddito, il che conferma che l’Italia non è un paese per donne. In Cina, notoriamente società maschilista e patriarcale, in Parlamento le cosiddette quote rosa arrivano al 21,3%!
Per una donna in Italia continua ad essere difficile gestire l’opportunità di lavorare (da non identificare necessariamente come “fare carriera”) o la sua attività extrafamiliare (come potrebbe essere appunto la politica) in combinata con la “naturale professione” di mamma: nello stesso tempo, a livello di legislazione e di welfare, non è ancora stato fatto abbastanza per creare di fatto – e non solo a parole – un maggiore accesso delle donne a ruoli manageriali, siano essi pubblici o privati. O forse le leggi ci sono, ma si tende ad ignorarle volutamente: in questo la nostra azienda ha fatto dei passi avanti, come riportato in un articolo del Mattino di Padova del novembre 2011.
Essere mamma è ancora visto come un intralcio per una donna che abbia ambizione e capacità di mettersi in gioco: da cui deriva inevitabilmente la riduzione del tasso di natalità, ancor più in periodi di crisi così profonda, durante i quali, per una coppia di giovani, due stipendi sono indispensabili ed un figlio rappresenta (scusate il cinismo, ma è la triste realtà) una bocca in più da sfamare.
In un interessante articolo de L’Internazionale, riportato da Associna e che vi consiglio di leggere, si descrive la scalata di quattro donne cinesi miliardarie, una delle quali è inserita da Forbes tra le cinquanta donne più influenti del mondo. Perché in Cina sì, mentre in Italia è così complicato? Sicuramente, gestire i figli in Cina è, almeno a livello organizzativo, più semplice: se i nonni non sono disponibili, per mancanza o per motivi di lontananza, una ayi (ovvero la governante, letteralmente “la zia”) costa molto poco e, una volta trovata una persona di cui fidarsi, le si può affidare la cura dell’intera casa e dei figli. In Italia, i costi di una tata sarebbero indubbiamente proibitivi, ma potrebbero esserci delle soluzioni quali appunto la flessibilità di orario o contratti particolari che siano a favore della dipendente; asili nido convenzionati o, dove possibile, interni alle aziende; o ancora, aumentare la detrazione nella dichiarazione dei redditi della rata versata all’asilo o aumentare il massimale (attualmente fissato a 632 euro) o, infine, detrarre una parte dello stipendio o dei contributi versati alla governante (si otterrebbe anche il beneficio della eliminazione dei contratti in nero). Insomma, qualcosa si può fare: se non ora, quando?

13 risposte a "Se non ora, quando?"

  1. Grazie Stefano. Secondo me hai toccato uno dei punti dolenti della societa' italiana.
    Forse ci si dovrebbe dar da fare investendo la nostra famosa creativita' alla ricerca di una soluzione che riesca davvero a far coinciliare i sogni delle persone con la realta': il diritto di avere figli con il diritto di realizzarsi dal punto di vista lavorativo.
    Ora per la maggiore si deve scegliere di escludere l'uno o l'altro, o ci si deve accontentare con mille sensi di colpa di fare del proprio meglio in entrambi i campi con mille sacrifici e senza alcun aiuto come milioni di eroine moderne…

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  2. Che dire.. sono mamma di 2 bimbi e diciamo che la società di certo non aiuta.. dovrebbero pagarci per farci diventare “mamme”.. io e mio marito lavoriamo entrambi ed il reddito “per qualcuno” è elevato (sopra i 36000euro)..ho portato un piccolo in pronto soccorso di notte perchè da 4 giorni non mangiava, ne beveva causa gastrite (ho pagato il ticket di 20euro).. la mia pediatra in ferie fino 13 luglio, la sostitua appuntamento dopo 5 giorni…. ora l'altro ha male i denti.. otturazione+visita 140euro (per un dentino da latte?) se guardo il tariffario dei dentisti Italiani il costo massimo dovrebe essere 35-40euro.. e lasciamo perdere la scuola, in tre anni l'asilo ha aumentato la retta di 25euro al mese.. tutto aumenta, dice il prete che la gestisce.. ed ogni scusa è buona per chiedere soldi.. (ma i marocchini pagano 45euro al mese in meno..abbiamo chiesto il motivo e la risposta è che LORO SI DEVONO INTEGRARE nella nostra società!)..mi sto sfogando.. si vede???

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  3. Ciao Bersa.
    E' un argomento che ovviamente mi coinvolge. Attualmente è vero, non c'è molto che tuteli le mamme che lavorano o meglio ci sono ancora troppe disparità tra contratti e contratti lavorativi basti pensare che in alcuni la mamma ha sì diritto ad assentarsi se il bimbo è malato ma non viene retribuita(oltre al danno la beffa) in altri contratti invece sono previsti addirittura 30 gg all'anno per la malattia del bimbo retribuita:questa è la grande disuguaglianza!E questo perchè sì che il nido è una grande risorsa: tutte e due le mie bimbe lo hanno frequentato da quando avevano 8 mesi(a pensarci?!)ma non è la soluzione: perchè? perchè cmq quando si sono ammalate fortunatamente per noi c'erano le sante nonne!! E chi non è altrettanto fortunato?…..E’ chiaro che qualcosa dovrebbe cambiare: io penso alla maternità: dopo quella obbligatoria e stiamo parlando quando il bimbo ha, nella maggior parte dei casi, tre mesi, (è piccolissimo!!!!) la mamma dispone di 6 mesi di facoltativa retribuita al 30%: praticamente pochissimo e molte sono costrette a ritornare a lavorare con tutto quello che ne consegue. Ora, si sono introdotti questi 2 o 3 gg per il papà appena il bimbo nasce, ma anziché andare in quella direzione(con tutto il rispetto per i papà ovviamente!) perché per esempio non si allunga un po’ l’obbligatoria? Tutto di conseguenza sarebbe più facile…….
    Rispetto alla mia posizione lavorativa io credo di essere molto fortunata: lavoro in una ditta che rispetto all’elasticità, di cui parlava l’anonima prima, non ci si può lamentare. Io lavoro a tempo pieno, ma sono riuscita a concordare un orario dove per tre gg alla settimana esco alle 16 in modo da seguire le bimbe con la scuola. Se succede qualcosa d’imprevisto, vedi venerdì la mia bimba più grande dalla nonna, tagliata al piede con un vaso di vetro, dovuta portare al pronto soccorso: io ero in pieno orario lavorativo: ho chiesto e mi hanno detto: “ma corri subito e facci sapere!”….certo poi si recupera, ci si viene incontro ma sempre con la parità del dare e avere da entrambe le parti che non è da tutti! In ufficio non riesco a fare straordinari sempre per la questione bimbe: ho un collegamento a casa e mentre loro dormono o sono accudite dal papà io posso lavorare…….insomma questo credo sia la soluzione a cui si dovrebbe guardare uniformemente: SE NON ORA QUANDO?……io dico GIA’ IERI!!!
    Un abbraccio.

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  4. argomento che mi sta a cuore…a me hanno chiesto di rientrare prima dalla maternità (quando avevo chiesto io mesi prima per organizzarmi mi avevano detto di stare a casa che tanto si erano “riorganizzati”). Evidentemente la “riorganizzazione” non ha funzionato perchè anni di esperienza non si sostituiscono in poco tempo. Così presi dal panico mi hanno martellata fino a farmi rientrare prima per poi pressarmi perchè il lavoro era in ritardo.. 😉 no comment. Devo dire che almeno la flessibilità l'ho ottenuta perchè hanno accettato tutto purchè tornassi. Comunque la mattina mi alzo (quando riesco a dormire..la mia pupa fino a 2 gg fa si svegliava ancora 7-8 volte per notte…) la cambio, le do la colazione, preparo la sua borsa dimenticandomi spesso qualcosa e la porto dalla tata (che per fortuna è mia sorella che pago come una tata ma che mi da la necessaria flessibilità) e poi corro al lavoro. Sembro una pazza, spettinata, spesso trasandata e normalmente senza aver fatto colazione. Qualche volta dimentico il pc o il telefono a casa e mi tocca tornare. Il mercoledì mattina mi alzo prima per andare al mercato a comprare il pesce fresco per la pupa (concorro per la medaglia di mamma modello!!). In pausa pranzo sono fortunata perchè sono vicino a casa e corro a fare la lavatrice, a stendere, a fare la spesa o preparare il brodo per la pupa. Di solito mangio la prima cosa che trovo. Esco dal lavoro e se il papà lavora devo riandare a prendere la pupa etc etc…e tutto questo senza dormire di solito. Massimo rispetto per chi ha più di un figlio. Ah il nido tutto sommato sarebbe più comodo per la posizione e perchè almeno i pasti sono già organizzati, ma avete presente quanto costa???e comunque se stanno male i bimbi sono sempre a casa.

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  5. Grazie a te. Condivido quello che dici, purtroppo siamo ancora così arretrati da dover parlare di eroine, mentre dovremmo trovarci nella condizione che la maternità sia vissuta non solo all'interno del circolo della vita naturale, ma della vita intesa nel suo complesso (dunque anche il lavoro). Fantascienza?

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  6. mi rendo conto che non tutti hanno la fortuna di avere i nonni “a portata”, ma quello veramente è un plus. Avere poi la possibilità di avere un ambiente lavorativo orientato alle persone (e questo non è assolutamente scontato) è un miracolo! Sono comunque d'accordo in ciò che dici: ovviamente non si può solo pretendere, occorre anche dare. E credo che in tutti gli ambienti di lavoro, prima o poi, questo venga riconosciuto.

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  7. Cara Sam, il fatto di dimenticare il telefono a casa, a me capita almeno una volta al mese, quindi tranquilla, non è dovuto alle mille cose da fare, ma all'età, fidati! i 35 sono arrivati! Tornando seri, credo che la tua divertente (per chi legge) descrizione di una tua giornata tipo indichi benissimo quanto difficile sia essere una mamma lavoratrice. Io veramente ammiro le donne come te (e come le altre amiche che hanno scritto nei precedenti commenti), siete veramente forti!

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