Quello che (ora) ho

 Quello che non ho è quel che non mi manca
(Fabrizio De Andrè)
Premessa n.1: ho visto solo la terza ed ultima puntata di Quello che (non) ho.

Premessa n.2: sono un estimatore di lunga data della coppia Fazio/Galeotti dai tempi del (vero) Quelli che il calcio.

Premessa n.3: essendo io profondamente democratico, antepongo il pensiero di Andrea Scanzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, al mio.

E parto proprio dalle sue “dieci cose” per esprimere un giudizio sulla trasmissione e poi alcune mie considerazioni. Nel complesso direi che la trasmissione mi è piaciuta: contenuti raffinati, disegnati con sobrietà ed eleganza, seppur questi stessi pregi a tratti hanno portato ad un eccesso di lentezza. Intendiamoci: un esperimento tv basato sulle parole non può essere così dinamico, in quanto essendo la parola (e dunque il parlare) protagonista, il risultato effettivamente si avvicina a una messa laica, nella logica di una statica sequenza di omelie affidate a vari oratori.
Ho visto la sobrietà di cui prima rispecchiata anche nella scelta delle Officine Grandi Riparazioni, che hanno rappresentato una cornice suggestiva e quasi naturale per lo splendido monologo di Paolini sulla biella/manovella del treno a vapore. Non solo, ma leggo anche una metafora tra il luogo (centro di manutenzione per l’appunto dei treni) e il cuore della trasmissione, volta alla riabilitazione della sana comunicazione e di quelle parole che negli ultimi anni hanno trovato significato di esistere solamente all’interno delle pagine di un dizionario.
Ancora sulla sobrietà: dissento da coloro che definiscono Fazio un finto perbenista e un pavido che non ha il coraggio di uscire fuori dal coro. È uno stile di conduzione che può piacere o meno (alla stregua di chi segue banderuola Vespa): personalmente non condivido la tv urlata e basata sulla vis oratoria, di Travaglio ne abbiamo uno e direi che è più che sufficiente.
A livello di critiche, ho da muovere due appunti. Il primo si collega in realtà ad uno dei pregi evidenziati pocanzi: concordo infatti con la chiosa di Alessandra Comazzi su La Stampa, cioè l’effetto (voluto) della raffinatezza del programma è stato quello di un prodotto elitario. Nella logica della ricerca della qualità e non della quantità (leggi Auditel) può essere condivisibile, tuttavia rispetto al livello di pubblicità fatto (anche nel tentativo di fare rosicare la RAI) mi sarei aspettato ben più di tre milioni di spettatori.
Il secondo (e anche qui mi trovo d’accordo con la Comazzi) è il clima tendenzialmente angosciante che aleggiava durante le narrazioni: è quasi passato il messaggio che le parole che segnano maggiormente la nostra vita ci conducono indietro ad un passato triste o avanti verso un futuro a tinte fosche. Per quanto gli argomenti affrontati da Saviano (che non definirei un Santone, come fa Scanzi) siano interessanti ed abbiano l’obiettivo di informare e far conoscere, in questo momento abbiamo bisogno anche di qualcosa che ci faccia tornare il sorriso.
Ecco perché preferisco vedere quello che ho, piuttosto che ciò che non ho e quindi fare miei i messaggi e le parole che mi hanno trasmesso positività. Lascio ovviamente la parola a coloro che tanto bene hanno costruito la loro “omelia”: Ermanno Olmi e Claudio Magris.
Quello che non ho, Fazio, Saviano

3 risposte a "Quello che (ora) ho"

  1. Non sono riuscita a vedere il programma nemmeno in streaming, ma mi sarebbe piaciuto eccome, gia' lo so. Fazio a volte mi irrita, pero' hai ragione tu, e' uno stile di conduzione. Il problema e' che ci aspettiamo sempre il nuovo Masaniello, ma e' un problema di rappresentativita', non di presentatori. Non so se mi sono spiegata 🙂
    In quanto a Saviano, per me potrebbe scrivere anche un jigle pubblicitario, mi piacerebbe lo stesso. Ho letto tutto di lui, mi piace la sua oratoria e adoro le sue pause. E l'articolo di Scanzi era piaciuto molto anche a me, anche se non l'ho condiviso del tutto. E' una bella penna.

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  2. Cara ero Lucy, intanto welcome nel blog! Io come detto ho avuto modo di vedere solo la terza puntata, per cui diciamo che anche la scelta dei migliori clip é indirizzata dalla necessità. Tuttavia non credo che avrei retto 3 puntate di fila da 3 ore e mezza l'una, per quanto bella sia, diventa troppo… Di Saviano non dico nulla, perché francamente non ho ancora letto approfonditamente i suoi libri. Mi riprometto sempre di leggerlo, ma in questo momento ho troppi libri aperti… Anche a me l'articolo é piaciuto, pur non condividendo come te alcune delle sue dieci cose…
    Di nuovo benvenuta e torna presto!

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