Ieri la combriccola dei LaoWai ha perso un giovane compagno. 28 anni fa David Tobini nasceva a Roma. I suoi genitori si immaginavano per lui un futuro radioso e soprattutto non avrebbero mai pensato che fosse cosí breve. David era appunto un LaoWai, offriva il suo servizio per il popolo afghano, per il quale rappresentava un aiuto nella difficile (impossibile?) costruzione della democrazia: ma per i talebani rappresentava il LaoWai nel senso di invasore e cosí ha pagato con la vita, come i 41 suoi commilitoni morti in questi anni in Afghanistan.
Non voglio aprire le dighe della demagogia, ma se da una parte il nostro Capo dello Stato ha ragione nell’insistere sul ruolo che l’Italia deve avere nelle missioni internazionali di pace, celebrando con sincero dolore l’eroicità dei nostri ragazzi caduti, dall’altra mi chiedo quale sia la sottile linea rossa che separa una missione di pace da una di guerra. A livello logico, una missione di pace non dovrebbe essere condotta imbracciando armi, a bordo di blindati; proprio per questo, mi chiedo se i soldati presenti nelle varie missioni siano partiti con la consapevolezza di essere operatori di pace oppure solo con la certezza di essere militari che rischiano la vita contro qualcuno che li vede come nemici.
Infine, mi pongo una domanda: l’Occidente ha ancora l’autorità per esportare la democrazia? Non siamo forse un po’presuntuosi nel credere di poterla imporre (e in tale imposizione, diventiamo anche antidemocratici)? Possiamo veramente considerarci a tal punto civili da rappresentare un modello che altri debbano prendere a riferimento?
E mentre interventisti e non, continuano a discutere, una tromba suonerà nuovamente le note del Silenzio, accompagnando David avvolto nel nostro Tricolore, simbolo di quella Patria che non lo ha mai considerato straniero.
Non voglio aprire le dighe della demagogia, ma se da una parte il nostro Capo dello Stato ha ragione nell’insistere sul ruolo che l’Italia deve avere nelle missioni internazionali di pace, celebrando con sincero dolore l’eroicità dei nostri ragazzi caduti, dall’altra mi chiedo quale sia la sottile linea rossa che separa una missione di pace da una di guerra. A livello logico, una missione di pace non dovrebbe essere condotta imbracciando armi, a bordo di blindati; proprio per questo, mi chiedo se i soldati presenti nelle varie missioni siano partiti con la consapevolezza di essere operatori di pace oppure solo con la certezza di essere militari che rischiano la vita contro qualcuno che li vede come nemici.
Infine, mi pongo una domanda: l’Occidente ha ancora l’autorità per esportare la democrazia? Non siamo forse un po’presuntuosi nel credere di poterla imporre (e in tale imposizione, diventiamo anche antidemocratici)? Possiamo veramente considerarci a tal punto civili da rappresentare un modello che altri debbano prendere a riferimento?
E mentre interventisti e non, continuano a discutere, una tromba suonerà nuovamente le note del Silenzio, accompagnando David avvolto nel nostro Tricolore, simbolo di quella Patria che non lo ha mai considerato straniero.
allego di seguito il risultato del sondaggio relativo alle missioni internazionali dei contingenti italiani.
Molto 0 (0%)
Abbastanza 1 (9%)
Poco 7 (63%)
Per nulla 3 (27%)
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